giovedì 26 marzo 2009

CATACLISMA UNO: il PARCHEGGIO!


Commento all'articolo:"La via dei simboli",di Antonino Saggio.

Leggendo l’articolo di Antonino Saggio: “La via dei simboli”, trovo discussa in maniera esaustiva l’idea dell’intreccio e della sovrapposizione dei vari tracciati culturali che hanno segnato le architetture delle modernità. Ma la questione più importante riguarda il ritorno del significato simbolico che assume l’architettura. Il ritorno della “Cattedrale” come fenomeno culturale,però,non è legato ad una logica di propaganda o di esaltazione della supremazia di un potere che può essere dittatoriale,oligarchico o di qualsivoglia istituzione dominante ma straordinariamente legato alla supremazia delle collettività e quindi dell’insieme di singoli uomini: dal bambino all’anziano, dall’uomo alla donna,dal ricco al povero! Questa idea strepitosa associa all’architettura-simbolo non più un’accezione monumentale che opprime e divide ma una forza aggregante che accomuna e unisce le collettività sotto uno stesso “segno”.Pertanto le nuove forme dell’architettura sono veicolo di nuovi messaggi,di un nuovo linguaggio che interpreta una riscoperta supremazia di popolazioni fatte da uomini che manifestano la volontà di appropriarsi dei loro luoghi e di coltivare la propria identità!





Riflessione su:"Obama Signa" e l'arte di Costantino Morosin:

Costantino Morosin attraverso le sperimentazioni del suo nuovo linguaggio artistico manifesta, la volontà del singolo di esprimere il suo pensiero non solo in scala globale ma soprattutto usando come tavolozza e pennello nuovi oggetti,nuovi strumenti legati ai nuovi paradigmi della “terza ondata”. Inscritta in questa cornice c’è una nuova o ritrovata collocazione dell’individualità rispetto al suo contesto,al mondo e probabilmente anche ad una nuova prospettiva dilatata all’intero universo!


Mettendo a sistema le due riflessione voglio ora spostare l’attenzione verso una realtà,molto spesso asfissiante,che interessa molte persone sia a Roma che in tantissime altre dimensioni metropolitane!Mi sto riferendo a una condizione legata ad una routine,apparentemente banale e scontata,ma molto molto emblematica : i PARCHEGGI!


Se considerassimo l’automobile come la grande invenzione a cavallo del grande salto epocale della seconda ondata(quella industriale) oggi la sua incontrollabile popolarità coincide con un abuso che da una parte logora la vivibilità di molti scenari urbani dall’altra nulla ha a che fare con l’attuale terza ondata,rappresentando un’alternativa spesso obsoleta rispetto ai nuovi criteri di mobilità!





Se osserviamo l’immagine attraverso questa simulazione casereccia della nuova arte di Costantino Morosin è possibile osservare lo spostamento di un individuo sulla crosta terrestre(in questo caso io). La figura ottenuta è approssimativamente uno scarabocchio,ma,se rapportata al tempo in cui si è generata manifesterebbe ,agli occhi sensibili di un alieno, una sconcertante anomalia. E’ possibile che un essere umano munito di un mezzo per soddisfare una sua necessità vada a zonzo qua e la all’interno di un’area circoscritta per quasi un’ora,per cercare un parcheggio?Poi ad una ulteriore osservazione e possibile constatare la presenza di aree abbastanza estese e spesso vuote. Spesso,come in questo caso (e come in moltissime parti del centro storico) questi spazi inseriti in ambiti civili rappresentano porzioni di città dedicate alla presenza di luoghi istituzionali. Ebbene che ciò avvenga, non travisiamo le intenzioni,però è anche normale interrogarsi sui termini e sulle condizioni in cui questo si verifica. Ricollegandomi all’articolo :”La via dei Simboli” scopro notevoli incongruenza tra l’incombente ed estesa presenza di spazi Istituzionali che quindi contengono e rappresentano la dimensione politica o militare della popolazione e l’assenza di geometrie che da una parte identificano la dimensione pubblica degli abitanti e dall’altra contribuiscono a rendere migliore la quotidianità dei “molti”!

Davide Ventura

sabato 21 marzo 2009




PROGRESSO - CATACLISMA - ARCHITETTURA


Perché gli uomini non possono scegliere se adoperare telefonini di ultima generazione o un telegrafo?oppure addirittura un piccione viaggiatore?,perché tutti non hanno la possibilità di decidere se utilizzare un’automobile super accessoriata,dal design impeccabile o una carrozza trainata da cavalli? perché è inconcepibile che gli uomini si facciano curare da essenze magiche ed esoteriche dato che è usuale che siano medici specializzati ad occuparsi della loro salute?Perchè,invece,non suscita alcun dubbio il fatto che la maggior parte degli uomini viva in case o spazi arretrati rispetto al resto dei beni da cui è circondato?Beh se non entriamo in merito a questioni di carattere economico,psicologico o antropologico delle spiegazioni sono ricercabili all’interno del discorso architettonico. Forse l’architettura muore ogni volta che ad un singolo individuo non è garantita una scelta intelligente,attuale favorendo altre tarde ed obsolete,ogni volta che le singolarità non sono pervase da una giusta idea di architettura. Probabilmente la fine dell’architettura sarà determinata da se stessa,dal fatto che la sua esistenza non è così irrompente da entrare nella testa di tutti quanti come fenomeno positivo e giusto e imponendosi come unica alternativa possibile. La colpa probabilmente è imputabile alla sua stessa fisicità,al suo perdurare in eterno rispetto alla vita del singolo individuo e alla sua inerzia rispetto ai cambiamenti e al progresso. Quanti nonni sono nati e morti nella stessa casa in cui si sono sostituiti numerosi apparecchi meccanici ed elettronici,dalla prima "Singer" al "Personal computer"?. Rispetto alla tecnologia e all’arte stessa l’architettura è sempre in ritardo,ad esempio una delle realizzazioni più rappresentative della produzione architettonica contemporanea è l’opera di Gehry, è condivisibile l’idea che essa possa essere la concretizzazione dell’espressione futurista di Boccioni oppure l’esaltazione di materiali o tecniche costruttive le cui potenzialità sono ormai da tempo affermate. Con questo non intendo dire che visto che siamo arrivati sulla luna le nostre case devono necessariamente essere programmata per eventuali gite lunari per poter essere al passo coi tempi. Invece ,intuisco come crisi il processo che conduce a considerare l’architettura come fenomeno occasionale,elitario o eccezionale ,alienato rispetto alla vita dell’uomo e distante in merito all’interesse e le scelte dei singoli uomini e non come fenomeno unico e insostituibile che rende migliore la vita sulla terra attraverso i caratteri positivi della sua tecnica e metafisici della sua arte. La vita media utile di un manufatto edilizio in Italia è di 100 anni,in altre realtà come in molte regioni degli Stati Uniti è di 50 anni. In alcune di queste zone le case hanno alte probabilità di essere spazzate via dai tornado,in seguito i materiali restanti vengono riciclati e le abitazioni completamente ricostruite,credo che sia ragionevole che la ricostruzione sia un momento per adoperare nuove tecniche o nuove soluzioni . Beh se considerassimo il progresso come il cataclisma che incombe sulle nostre dimore potrebbe rappresentare una delle sfide dell’architetto contemporaneo l’idea di accorciare la vita media della casa o di un generico manufatto edilizio facendo si che esso non sia una “cosa” perpetua e indistruttibile plasmata quasi dal divino ma semplicemente una realtà prossima alla condizione umana e quindi più vulnerabile al cambiamento (tecnologico,culturale,antropologico ecc..) di cui è possibile non avere ne spese di manutenzione e né nostalgia. Immaginate di mettere a confronto una piramide egiziana col suo relativo contesto spazio temporale (l’Egitto di qualche migliaia di anni fa) e un involucro architettonico all’interno di uno spazio virtuale. Fatto?ecco..ora immaginate di dover distruggere entrambe le cose per una serie di motivi. Fatto?beh presumo che, vi sia bastato premere un pulsantino per eliminare il vostro modellino 3d ,ma abbiate riscontrato non poche difficoltà nel radere al suolo la gigantesca piramide. Con questo non intendo dichiarare guerra all’intera civiltà mediterranea,che sia chiaro! ma semplicemente ragionare sul fatto che all’interno dello spazio virtuale ciò che creiamo è facilmente distruttibile,plasmabile,modificabile in funzione di particolari esigenze,volontà o desideri. Se consideriamo lo spazio virtuale uno spazio progettato,parallelo in cui può svolgersi anche parte della vita dell’uomo del futuro(e per vita non intendo chattare ma muoversi dentro degli spazi,fare delle azioni quotidiane però dentro una realtà virtuale o cose del genere), i nostri giorni appartengo ad una condizione intermedia in cui le nostre case se non possiamo spazzarle vie con un “clik” e né impiegare una vita intera per abbatterle o modificarle,sicuramente possono essere parte di un ciclo nuovo di produzione-distruzione-trasformazione molto più in intenso,legato ai nuovi paradigmi della sostenibilità e molto più proporzionato alla vita di un singolo uomo.
Davide Ventura

domenica 15 marzo 2009